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Il microbiota umano è l’insieme di microrganismi che si trovano nel tubo digerente dell’uomo: il primo influenza il secondo e viceversa. I batteri che compongono il microbiota intestinale sono distribuiti in modo particolareggiato lungo il tubo digerente. Ogni porzione del tratto gastro-intestinale, infatti, è colonizzata da una microflora specifica.
La quantità e la complessità del microbiota aumentano progressivamente lungo il tratto gastrointestinale: si passa da poche centinaia di batteri nello stomaco fino ad arrivare a 1014 nel colon (Donaldson 2016). In base alle sue caratteristiche, ogni specie batterica colonizza preferenzialmente un piccolo tratto del tubo digerente. In generale, possiamo considerare che specie batteriche aerobiche tenderanno a colonizzare il tenue e le prime porzioni di colon, mente via via che si scende nelle porzioni più distali del colon, troveremo batteri anaerobi, più o meno stretti o facoltativi (molti sopravvivono in assenza di ossigeno e alcuni ne tollerano la presenza), che costituiscono la maggior parte del sistema digerente. Batteri della stessa specie possono svolgere funzioni molto diverse e, addirittura all’interno della stessa specie, possiamo ritrovare ceppi molto patogeni e ceppi assolutamente salutari (si veda, più avanti, il caso dell’Escherichia coli Nissle 1917). Il microbiota cambia nel corso della vita: alla nascita, il tratto digerente dei neonati è completamente sterile e, al momento del parto, viene colonizzato immediatamente dai microrganismi con cui viene in contatto, provenienti dal tratto riproduttivo e fecale della madre. In seguito i batteri provengono dall’allattamento, dall’ambiente e infine dai cibi che nel tempo saranno ingeriti. Il microbiota di neonati partoriti con cesareo e di quelli allattati artificialmente appare profondamente diverso e impiega più tempo a stabilizzarsi. Nei primi 4-36 mesi di vita, a seguito del contatto con i genitori, l’ambiente esterno e il cibo, il microbiota si sviluppa cambiando rapidamente. Pertanto, qualsiasi intervento sulla flora batterica in questa età (sia in positivo sia in negativo) assume un significato importantissimo poiché lascerà un segno indelebile, una specie di imprinting, su quello che sarà il microbiota dell’adulto. Da tale nucleo di base individuale varie modifiche continuano a osservarsi nei diversi stadi della vita o se si instaurano particolari condizioni patologiche. Le cause che possono influenzare il microbiota in età adulta sono diverse: fattori ambientali, stress, assetto ormonale, terapie farmacologiche. Anche il cibo ha un ruolo centrale nel determinare la composizione individuale del microbiota, tali modificazioni, però, sono molto più lente. In età adulta, infatti, ogni persona ha un proprio, specifico, individuale, personale microbiota che tende a rimanere identico nel tempo. In questa fase, ogni intervento esterno sulla composizione batterica porterà esclusivamente a una modifica transitoria del microbiota, che tenderà poi a tornare alla sua composizione originale. Perché è importante conoscere e rispettare l’ecosistema intestinale? Conoscere il microbiota e le sue funzioni comportano un cambiamento di prospettiva: l’uomo appare come un ecosistema costruito da un aggregato di geni umani e geni microbici (microbioma); il nostro metabolismo e quello delle specie che ci abitano si intrecciano, interagiscono ed evolvono parallelamente. Il microbiota dovrebbe essere considerato come un vero e proprio organo metabolico squisitamente convertito alla nostra fisiologia, che si occupa di funzioni che non siamo in grado di svolgere altrimenti. Tali funzioni includono la capacità di assimilare componenti altrimenti indigeribili della nostra dieta, sintetizzare alcune vitamine indispensabili, disgregare e detossificare sostanze che il nostro organismo non è in grado di smantellare, regolare l’espressione del sistema immunitario (di cui, non a caso, il 70% risiede nell’intestino), proteggere la mucosa intestinale dall’attacco di specie patogene. Uno stato di equilibrio tra i batteri buoni e i batteri dannosi (eubiosi) è quindi fondamentale per garantire il buon funzionamento di tutto l’organismo. Al contrario, la rottura di questo equilibrio (disbiosi) è all’origine di molti stati patologici, non solo a carico del sistema digerente, intestino irritabile, stipsi o diarrea, infiammazioni intestinali (Sartor 2008), ma anche di malattie legate alla sfera immunologica, allergie, patologie autoimmuni, sovrainfezioni batteriche che possono essere la fonte di infezioni recidivanti ricorrenti dell’apparato urinario, ad esempio cistiti, vaginiti, prostatiti,  oppure di patologie metaboliche come insulino-resistenza, ipercolesterolemia, obesità (Ridaura 2013), insufficienza renale cronica (Koeth 2013) e persino disturbi comportamentali e dell’umore quali irritabilità, depressione, autismo (Toh 2015; Hsiao 2013). L’influenza, positiva o negativa, del microbiota sulla salute dell’intero organismo è una realtà che riguarda tutti. Parlare di ‘secondo cervello’ o ‘cervello enterico’, è parlare di quella che è la nostra centrale neurovegetativa ed emozionale di risposta al mondo situata nell’intestino. Oltre il 90% della serotonina, che è il neurotrasmettitore principe che regola il tono dell’umore, non si trova nel cervello ma nella parete dell’intestino (El Aidy 2016). Ecco perché la pancia influenza il nostro umore e il nostro modo di gestire lo stress. L’aspetto più affascinante riguarda il microbiota. E’ curioso il modo in cui i nostri inquilini intestinali influenzano il nostro cervello, le emozioni, i pensieri.

A piccole quantità, componenti dei batteri stimolano il nostro sistema immunitario innato, e questo è ottimo. Purtroppo, proteine dei germi possono creare reazioni crociate con antigeni umani e causare seri problemi del nostro sistema immunitario: molte intolleranze, allergie alimentari e malattie autoimmuni hanno questa base.

I batteri possono produrre sostanze neurotossiche, come l’azoto e il D-acido lattico: un cervello intossicato e infiammato pensa malissimo.

I batteri possono anche produrre ormoni e neurotrasmettitori, che influenzano il cervello, ma rispondono anche ai nostri ormoni e alle loro fluttuazioni. Il che spiega meglio il gonfiore di pancia (meteorismo) premestruale, e la depressione e l’irritabilità associate, o la tendenza progressiva alla stitichezza dopo la menopausa. Gi antibiotici sono armi pericolose per il microbiota: per tornare alla normalità possono non bastare due anni. Ecco perché bisogna usarli con prudenza e razionale clinico.

Anche il cibo ha un ruolo fondamentale nel determinare la composizione individuale del microbiota. Noi siamo quello che mangiamo e che pensiamo. Da qui l’idea di poter intervenire sul nostro stato di salute ripristinando condizioni di equilibrio eventualmente compromesse attraverso un’alimentazione funzionale e una terapia microbica specifica che faccia uso di probiotici con differenti azioni (usati come singoli ceppi o in combinazione tra loro) prebiotici e simbiotici. Che cosa sono i probiotici, i prebiotici e i simbiotici? Secondo la definizione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), i probiotici sono “organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite”. Per definirsi “probiotico” un microrganismo deve essere sicuro per l’impiego nell’uomo ed essere in grado di:

  • raggiungere l’intestino in forma attiva e vitale;
  • persistere e moltiplicarsi per colonizzare la mucosa;
  • conferire un beneficio fisiologico specifico e dimostrato. La colonizzazione intestinale da parte dei probiotici ha carattere temporaneo e termina alcuni giorni dopo la sospensione della loro assunzione.

I prebiotici, invece, sono sostanze di origine alimentare non digeribil che sono utilizzate come nutrimento dalla flora intestinale e che promuovono selettivamente la crescita e l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti contestualmente al prebiotico. La proliferazione selettiva di batteri salutari non comporta solo un miglioramento dell’assetto e dell’equilibrio della flora intestinale, ma stimola anche la produzione di sostanze come gli acidi grassi a catena corta (SCFA) che svolgono un ruolo fondamentale per assicurarsi il corretto apporto di nutrienti e la corretta funzionalità delle cellule intestinali, contribuendo a mantenere l’intestino in buona salute. I principali prebiotici sono, per esempio, i frutto-oligosaccaridi (FOS), l’inulina, il lattulosio, gli oligosaccaridi della soia. L’uso congiunto di probiotici e prebiotici porta allo sviluppo di alimenti definiti “simbiotici”. Conoscere com’è costituito il microbiota e quali sono le specifiche azioni dei singoli ceppi probiotici è fondamentale perché ci permette  di fare una terapia corretta e mirata. In conclusione, possiamo dire che il microbiota intestinale è un universo che abbiamo iniziato solo da poco a conoscere ed esplorare, e ci promette scoperte appassionanti e inaspettate.