Le nostre malattie e l’omotossicologia
Le nostre malattie e l’omotossicologia
Paragonando il nostro organismo al funzionamento di un’automobile, si potrebbe dire che il sintomo di una malattia rappresenta una spia che si accende, proprio come accade per l’automobile. Quando però si accende la spia dell’olio, a nessuno verrebbe mai in mente di togliere la lampadina della spia per non vedere più il problema e continuare a viaggiare.
Purtroppo, molto spesso, per il nostro organismo non abbiamo la stessa attenzione che riserviamo all’automobile; infatti, quando si accende la spia all’interno del nostro organismo, eliminare il sintomo con un farmaco è come “staccare” la lampadina che sta segnalando un problema in corso.
H.H. Reckeweg, fondatore dell’Omotossicologia, studiò il comportamento e l’eliminazione delle tossine che danneggiano l’organismo umano, le cosiddette “omotossine” osservando che la malattia rappresenta la lotta che il sistema immunitario ingaggia per espellere i veleni che inquinano i nostri tessuti.
Se l’organismo si trova in “eccesso di tossine” determinate da alimentazione errata, intolleranze, assunzione medicinali, stress, ambiente, il sistema immunitario si attiva per la loro espulsione: tramite la pelle (eczema, herpes, eccessiva sudorazione, eccetera), tramite il sistema respiratorio (rinite, sinusite, eccetera), tramite l’apparato gastro-digerente (febbre, diarrea, eccetera), tramite reni/fegato (cistite, calcoli, cirrosi, eccetera). In pratica il corpo si difende dalle omotossine con reazioni antitossiche, che noi comunemente chiamiamo “malattia” e che cerchiamo di “risolvere” con un farmaco. Così facendo si spegne la spia del sintomo mo ma non si eliminano le tossine che l’hanno accesa.
L’abuso di numerosi antibiotici, antipiretici e antidolorifici spesso bloccano l’effetto di eliminazione in atto e favoriscono la trasmigrazione delle tossine in altri tessuti dove, divenute maggiormente aggressive, possono creare danni maggiori, anche a livello cellulare.
L’Omotossicologia, con l’ausilio dei progressi della medicina accademica (quindi analisi mediche, esami diagnostici, eccetera) aiuta il corpo a riattivare le funzioni di elimino delle tossine e, in caso di danni cellulari, ripristina la struttura enzimatica cellulare.
In conclusione la terapia omotossica non elimina il sintomo, ma lancia un vero e proprio impulso verso la guarigione basato sulla disintossicazione: questo con l’ausilio sia di farmaci omeopatici (sia unitari che composti), che di altri rimedi ancora.